Piano Comunale di Classificazione Acustica (P.C.C.A.) - Osservazioni delle Organizzazioni Sindacali CGIL/AGB e SGBCISL

Le scriventi Organizzazioni Sindacali, in merito al Piano Comunale di Classificazione Acustica (P.C.C.A.), presentano le seguenti osservazioni:

Neutralità del Documento

Riteniamo che il documento debba essere esente da osservazioni di natura politica.

Se il P.C.C.A. è un documento tecnico, dovrebbe mantenere la neutralità. Frasi come quella che allude a delocalizzazioni non sono appropriate.

Se invece il P.C.C.A. assume una connotazione politica, le parti del testo che prevedono interventi di incentivo alle imprese legati a ipotesi di delocalizzazione dovrebbero essere redatte da chi rappresenta i cittadini con conseguente piena assunzione di responsabilità.

Condivisione degli Obiettivi

Condividiamo l'obiettivo di tutelare la salute dei cittadini dai danni causati dall'inquinamento acustico. Riteniamo dunque la definizione di limiti di rumorosità e l'adozione di misure per il loro rispetto una misura importante.

Preoccupazioni e Richieste

Relativamente all’impatto sulle attività economiche riteniamo, a tutela del sistema economico-produttivo come pure dei posti di lavoro, che la zona produttiva industriale debba essere considerata a prescindere in classe V.

Qualora in questo momento alcuni imprenditori lascino inutilizzati stabili o aree siti nella zona produttiva industriale, la potenzialità di futuro utilizzo industriale non può essere compromessa dal fatto che attualmente non si rilevino attività rumorose.

Essendo limiti massimi, attività produttive meno rumorose possono comunque insediarsi in zone classificate in classe superiore, ma in quest’ottica riteniamo vadano modificate le norme che consentono al comune di variare la classe acustica di una destinazione urbanistica in base al prevalente utilizzo dell’area.

Ci preme inoltre ribadire, come già più volte affermato, la nostra contrarietà anche alla sola potenzialità di insediamenti abitativi nella zona produttiva e industriale.

L’abitare in zone residenziali che garantiscano la qualità della vita dei residenti deve essere un diritto per tutti.

La creazione di nuovi spazi per il bisogno abitativo primario – di cui c’è assoluta urgenza - va realizzata attraverso diversi interventi, sia recuperando gli edifici non utilizzati, le caserme vuote, come pure limitando e disincentivando il mercato dell’affitto ad uso turistico e gli acquisti di seconde case (…). Anche l’espansione urbanistica oltre gli attuali confini edificabili può essere un’ipotesi da considerare, purché non la si realizzi in zone dedicate alla produzione, sia frutto di una programmazione urbanistica che tenga conto dell’armonico sviluppo complessivo della città e sia guidata dalla mano pubblica per evitare speculazioni e favorire i bisogni abitativi della comunità residente.